(Parigi 1930) critico francese. Figura tra le più rappresentative della «nouvelle critique», ha cercato innanzitutto di mettere in evidenza i meccanismi di produzione del testo letterario, la sua specificità. Rifiutando ogni dogmatismo, G. si è interessato a tutte le epoche: dal barocco al «nouveau roman» (Figure, Figures, 1966; Figure II, Figures II, 1969). Con Figure III. Discorso del racconto (Figures III, 1972) la riflessione, partendo dall’opera di Proust, mette in luce i modi di fabbricazione del testo romanzesco, il gioco del narratore con lo spazio, il tempo, l’enunciazione. La serie è proseguita con Figura IV e V (Figures IV e V, 1999 e 2002, nt), rispettivamente sul rapporto fra arte ed estetica e fra opere e generi. Mimologiche (Mimologiques, 1976, nt) studia cronologicamente il rapporto tra le parole e le cose, dimostrando come la tesi del «linguaggio naturale» ha poco per volta ceduto il posto alla coscienza dell’arbitrarietà del segno linguistico. Del 1979 è Introduzione all’architesto (Introduction à l’architexte, 1979), che riguarda il rapporto tra singola opera e genere letterario. In Palinsesti (Palimpsestes, 1982), l’analisi concerne invece l’insieme del fenomeno dell’intertestualità come elemento centrale della letterarietà. Nuovo discorso del racconto (Nouveau discours du récit, 1983) e Soglie (Seuils, 1989) approfondiscono i costituenti semiologici della letteratura già messi in luce con Figure III. Hanno proseguito l’analisi del testo letterario gli scritti successivi: Finzione e dizione (Fiction et diction, 1991), Immanenza e trascendenza (L’oeuvre de l’art 1. Immanence et trascendance, 1994), La relazione estetica (L’oeuvre de l’art 2. La relation esthétique, 1997). Bardadrac (2006, nt), d’ispirazione autobiografica, è il suo primo romanzo.